di Daniele Ravagnani
La valle del Dezzo è per gran parte del suo sviluppo una stretta forra rocciosa, profonda qualche centinaio di metri. È come se la netta incisione di un bisturi fosse affondata nella superficie corrugata e nel substrato geologico del nostro territorio prealpino, permettendoci un incontro ravvicinato con la struttura e la storia geologica delle Orobie.
Entrando in valle di Scalve da Angolo Terme lungo la “Via Mala” si scorrono all’indietro decine e centinaia di milioni di anni, segnati dai diversi colori e dalle diverse forme delle rocce, fino a raggiungere il cuore più antico delle Alpi. Ed è anche un viaggio in profondità, dalle acque tranquille di una laguna e dalla vita brulicante di una scogliera corallina al magma dei vulcani, dove tutto viene fuso e rinnovato dal fuoco.
Sono dunque molti i motivi geologici che contribuiscono a rendere non comune l’ambiente naturale della “Via Mala” di Scalve. Essi comprendono una grande varietà di pietre e di formazioni rocciose, la complessità delle strutture tettoniche e, allo stesso tempo, la grande chiarezza con la quale anche un occhio inesperto le può apprezzare, le forme dell’evoluzione geomorfologica antica e attuale, la luce, i colori e le sonorità del cañon e infine, ma non ultime, la ricchezza e la gaiezza delle acque correnti e sorgive che nell’azzurro intenso del cielo invernale si trasformano in sculture e candidi ricami di ghiaccio, contornando gli strapiombi rocciosi.
Nel passaggio lungo la “Via Mala” il contesto naturale ci è così vicino e ci sembra così “avvolgente” che è quasi inevitabile essere distolti dallo scorrere frenetico del nostro tempo per adagiarsi, non senza un leggero e fugace sgomento, sull’onda di tempi inimmaginabili, dove anche ciò che sembra immutabile ed eterno si trasforma, dove anche le montagne si increspano come le onde del mare. Milioni di anni per qualche attimo divengono giorni, ore a noi prossime e possiamo immaginare fondali marini, scogliere coralline, colate di magmi incandescenti, forme brulicanti di vita, ora impresse nella pietra, testimoni della nostra evoluzione.
Potremmo dire che questa strada si snoda indietro lungo la linea del Tempo per più di duecento milioni di anni. Un’ inezia rispetto ai quattro miliardi e mezzo di anni del Pianeta, ma un’enormità rispetto alla vita di ciascuno di noi!
Gli strati di roccia, a volte sottili a volte massicci, passano sotto il nostro sguardo davvero come se sfogliassimo le pagine di un libro. Ogni capitolo è composto da un pacchetto a cui si dà un nome di “formazione”, attingendo quasi sempre dal nome della località dove essa si presenta in modo tipico. La strada attraversa l’intera successione triassica tipica del territorio lombardo, come si può notare proprio dai nomi delle formazioni che si rifanno a quelli di molti Comuni bergamaschi e bresciani: ecco dunque il “Calcare di Angolo”, il “Calcare di Prezzo”, il “Calcare di Esino”, la “Formazione di Breno”, la “Formazione di Gorno”... e così via